Nicola Fiorenza fa parte del vasto corteo dei musicisti dimenticati. Da questa cappa di oblio filtrano alcuni disparati elementi biografici che riguardano gli ultimi venti anni della sua esistenza. E? così che apprendiamo che insegnò violino e violoncello, fece parte della Cappella Reale ed era dotato di un carattere ruvido, persino violento, soprattutto nei confronti dei suoi allievi che terrorizzava a tal punto che essi finirono con l?ottenere il suo licenziamento? La sua attività come compositore si riduce ad una trentina di partiture che contano tra le più interessanti della Scuola napoletana del XVIII secolo. Lo testimoniano le sei composizioni riunite in questo disco con brio da Stefano Demicheli e dall?ensemble Dolce e Tempesta. Una formazione che non usurpa il suo nome, tanto i musicisti eccellono nel creare dei contrasti: i movimenti lenti si aureolano di una delicatezza che risalta con l?irrompere ritmico degli Allegro. E? così che nel Concerto in fa minore il delicato e sensuale canto del flauto del Largo cede il posto all?energico e colorito turbine dell?Allegro ma non presto. Il successo è in pari misura dovuto all?intesa che regna tra i musicisti e dalla quale nasce l?equilibrio creativo di espressività, di raffinatezza e di sensualità come nell?Andante Lento del Concerto in la minore, quando i tre violini s?intrecciano lascivamente. La sola riserva minore ad un Concerto per violoncello in re maggiore leggermente appesantito.