Castiglioni al Conservatorio

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Napoli. Se vi capita di leggere il nome di Niccolò Castiglioni su programmi di sala, brochures e locandine affisse in giro per le città italiane, e soprattutto se siete amanti dei giochi sonori che divertono l?udito e rinfrancano lo spirito, allora fermatevi al primo botteghino e acquistate un biglietto per ascoltare un linguaggio musicale nuovo ed originale. L?omaggio al compositore milanese (a dieci anni dalla sua scomparsa), dell?ensemble Dissonanzen, consumatosi nella Sala Scarlatti per gli ormai classici appuntamenti dei “Venerdì Musicali“ al Conservatorio San Pietro a Majella, spalanca un?altra finestra sul panorama musicale contemporaneo che spesso e volentieri sa essere godibilissimo. Il messaggio ludico che Castiglioni, lancia nei Momenti Musicali per sette strumenti, è la sintesi perfetta del suo ego musicale, ma anche di quello umano, che lo hanno sempre indotto a comporre per l?assoluto piacere di farlo: e si sente. Sei piccole miniature sublimate dalla graffiante lettura di Claudio Lugo il quale gioca con la partitura così come fa l?autore stesso, curando microscopicamente le parti fino ad ottenere un taglio aereo ideale per la musica del Novecento. L?attenzione rivolta agli acuti, contrasta con gli accordi gravi del pianoforte tanto nel terzo, quanto nell?ultimo momento musicale, per poi ritrovarla nelle sue diverse metamorfosi nei brani seguenti in un programma che si allontana dalla poetica di Castiglioni solo in due circostanze. Syrinx per flauto traverso è, infatti, una chicca dell?ultimo Claude Debussy, un passaggio musicale che trasferisce i motivi decorativi dall?Art Nuevau all?Impressionismo; un passaggio agevolato dalla leggerezza del soffio di Tommaso Rossi, il quale prima incanta con il flauto per poi far strabuzzare gl?occhi al pubblico in sala con i virtuosismi pirotecnici sparati dall?ottavino in Vneukokvhaja esaltandone i caratteri grotteschi del brano diviso in tre parti, Alleluia, Danza, Giga. Il titolo, derivato dall?interpolazione delle due parole Vekkja e Nuova, è un chiaro esempio di quale fosse il rapporto del compositore, classe 1932, con la musica e con la vita, spingendosi sempre più oltre e sempre più solo verso una nuova dimensione, destinata presto a diventare universale. In Musica Vneukokvhaja per ottavino, Niccolò Castiglioni rimanda alla forme plastiche della musica antica (vecchia), passandole al setaccio attraverso un linguaggio sfacciatamente moderno (nuovo); gli aspetti formali dei tre piccoli brani, e i rispettivi percorsi ciclici, s?intersecano a recondite melodie, dal sapore antico ma trasfigurato. A seguire le Variazioni op. 27 di Anton Webern, l?altro intermezzo di una scaletta per lo più monografica, tre movimenti Sehr m?ssig, Sehr schnell e Ruhig fliessend, ben snocciolati al pianoforte da Ciro Longobardi in sei minuti di musica a “variazione continua“. Chiude il piacevole happening pomeridiano Intonazione per flauto, oboe, violino e violoncello datato 1992, forse il lavoro di Castiglioni più bello, ascoltato nella Sala Scarlatti, reso ancor più accattivante dalla straordinaria sensibilità artistica che Claudio Lugo l?Ensemble Dissonanzen dimostrano di avere, concerto dopo concerto, nei confronti della musica contemporanea.